ALTRA ANFORA DI CALAFURIAIl noto archeosub Franco Papò ( 1926-1984 ), in qualità di conduttoredella rubrica “Mare Antico” della rivista Mondo Sommerso, ricevette nel 1968 una segnalazione circa il recupero, non so se denunciato o no, di un’anfora nei fondali livornesi del Sassoscritto ( Calafuria ). Il mittente scriveva da Milano il 27 giugno 1968 chiedendo la tipologia e la datazione dell’anfora in questione e allegandone un buon disegno in scala 1:2 in lucido e carta millimetrata, che riproponiamo in questa sede insieme a qualche misura. Come possiamo osservare già a colpo d’occhio, si tratta di un’anfora etrusca del tipo Py4A, mutila di un’ansa e peraltro integra. E’ alta cm. 57, più o meno come le anfore di Calafuria denunciate dal G.A.L. ( circa cm. 55 ). L’orlo è caratteristicamente alto ( cm. 7 ), come in tutte le Py4A ( circa cm. 6 nelle anfore-G.A.L. ), allarga verso l’alto e poggia, senza collo, direttamente ( e ancora caratteristicamente ) sulla spalla. Il diametro massimo della bocca ( estremità superiore od orlo ) è di cm. 20 ( spessore parietale compreso ) contro i cm. 18 delle anfore-G.A.L. ( vedi “Un relitto etrusco tra i rinvenimenti di Calafuria”, G.A.L., Livorno 2005, pag. 19 ). E’ molto probabile che questa anfora facesse parte dello sparso carico di Calafuria, scoperto, recuperato, denunciato alla Soprintendenza di Firenze e direttamente consegnato al Museo Archeologico di Rosignano Marittimo. Il reperto è indubbiamente interessante, anche perché allunga l’elenco delle “altre anfore” di Calafuria in qualche modo prelevate prima dell’intervento del G.A.L., come già accennato nell’articolo “Saccheggi e recuperi a Calafuria”.Alessandro Papò e G.A.L.